There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

giovedì 25 febbraio 2010

Quando il buongiorno si vede dal mattino….

I reality show, secondo “l’opinione pubblica” del telespettatore medio-alto, sono spazzatura mediatica, si sa, ma allo stesso tempo sono un grande spaccato della società odierna, e ormai risulta quasi impossibile non parlarne.
Tra Amici, Grande Fratello e molti altri, ieri sera è andata in onda la prima puntata della nuova edizione dell’Isola dei Famosi, assente dalla tv da oltre un anno (per lasciare spazio al talent show X-Factor), e ora di nuovo sul piccolo schermo trainata dall’entusiasmo, ormai posticcio, di Simona Ventura, vestita in occasione della prima serata, da Giorgia Armani.
Al suo fianco si avverte da subito l’assenza del co-pilota storico Francesco Facchinetti (in origine Dj Francesco), lasciato a casa per lanciare il protagonista indiscusso dell’Isola dello scorso anno, Rossano Rubicondi, in arte Trump, che già dopo un’ora di trasmissione, commette la prima gaffe, invalidando la prova del fuoco cui erano protagonisti i naufraghi.
Nel tentativo di apparire come un presentatore modello, e alternando slang americano a una marcata parlata romanesca, Rubicondi appare fuori posto e assolutamente inadatto nel ruolo del Capitano, che a suo tempo Facchinetti svolse invece in maniera impeccabile.
Non convincono neanche i due opinionisti in studio, l’ex patron di Sanremo Aragozzini, e l’attempata modella Antonia Dell’Atte, ingaggiati per sostituire Luca Giurato e Mara Venier.
Questa prima serata inizia col “botto”, nel vero senso della parola: la Ventura precipita inaspettatamente dagli altissimi tacchi che indossa, e ruzzola perdendo palesemente l’equilibrio sul palco di Via Mecenate, scatenando le risate generali in perfetto stile candid camera.
Ma la presentatrice non è certo l’unica a cadere: pronti a sbarcare sulle Lime Islands in Nicaragua, i naufraghi vengono fatti tuffare dall’elicottero a un’altezza di oltre dieci metri, su un fondale di appena un metro, mettendo a rischio da subito la loro incolumità fisica.
Primo infortunio dopo appena poche ore dall’inizio quindi: e il rugbista Denis Dallan, il più robusto e il più forte della squadra, è il primo a essere portato in ospedale per degli accertamenti, col rischio di essersi fratturato il ginocchio, mentre la produzione incrocia le dita e spero che ciò non accada, visto che i danni che lo sportivo potrebbe richiedere in seguito, supererebbero di gran lunga il budget messo in palio per il vincitore…
Tra una storta e l’altra, quindi, vengono fuori i nuovi protagonisti di quest’edizione de l’Isola, dove su tutti spiccano il gladiatore Luca Ward, l’ex tronista Federico Mastrostefano, il giornalista Aldo Busi (prolisso e logorroico sin dai primi minuti) e l’evergreen Sandra Milo (quasi 77 anni) con tanto di figlio Ciro ospite in studio dalla Ventura. A fare da “macchiette “ intorno ai quattro, oltre all’infortunato Dallan, la mastodontica Clarissa Burt, l’ambigua Loredana Lecciso, in tacco dodici per l’occasione, lo chef Simone Rugiati, e le due “soubrette” Nina Senicar e Claudia Galanti (ex-Ricucci).
Due guest star d’eccezione per la première soirée: Dan Arrow, il discusso naufrago di qualche anno fa, e il vincitore morale della categoria dei “non famosi” dello scorso anno, il bidello platinato, Carlo Capponi.
In questo trionfo del trash, non potevano di certo mancare i sei individui scelti tra la “gente comune”, un tempo spettatori dello show, oggi protagonisti: sei caricature viventi, esempi, più che della vita reale estranea alle telecamere, di un carro carnevalesco dal dubbio gusto, estrapolati da una realtà volutamente esagerata e priva di alcun interesse.
Tre “donne” e tre “uomini” che dovrebbero rappresentare la categoria dei non famosi, ma che appaiono invece addirittura più finti e snaturati delle curve e della bocca della Lecciso.
Tra le battute sagaci (e il più delle volte volgari) di Busi, e la scollatura siliconata e volutamente esagerata della Galanti, si degenera nella parodia del kitch già dopo pochi minuti dall’inizio di questa settima edizione dell’Isola dei Famosi, che siamo pronti a scommettere riuscirà, proprio per questo motivo, a superare in quanto a cattivo gusto il successo, già esagerato e inspiegabile, del Grande Fratello della verace Veronica e del principe (d’ignoranza) George Leonard.

martedì 23 febbraio 2010

Up in the Air - Tra le Nuvole -



George Clooney veste i panni di Ryan Binghman, un uomo solo e introverso che trascorre più tempo tra le nuvole che non sulla terraferma, in una pellicola cinica e arguta, specchio della società americana attuale, in un perfetto connubio di humour e malinconia.

Il regista di Juno e Thank You For Smoking, Jason Reitman, con Up in The Air (Tra le Nuvole), si è aggiudicato ben 6 nomination agli Oscar 2010, che si terrannno il 7 marzo prossimo al Kodak Theatre di Los Angeles.

Il film del regista canadese, concorrerà per le prestigiose statuettte, nelle categorie miglior film, regia e sceneggiatura non originale, oltre in quelle per miglior attore (dove gareggerà George Clooney) e attrice non protagonista (la Farmiga e la Kendrick).

Tratto dall’omonimo romanzo di Walter Kim del 2001, Tra le Nuvole ha per protagonista il “tagliatore di teste” Ryan Binghman, il bel Clooney appunto, un quarantacinquenne vivace e arguto, che da molti anni vola da una città all’altra degli Stati Uniti per licenziare i dipendenti delle aziende altrui, collezionando instancabilmente punti per la collezione mille miglia, sballottato da un albergo all’altro, con una valigia trolley come unica compagna di viaggio.

E mentre per alcuni questa rappresenterebbe una vita di inferno, per Ryan è invece quella perfetta: adora percorrere gli States in lungo e in largo, in solitudine, alto nel cielo, leggero e senza legami né troppe responsabilità, privo di una dimora fissa, se non quella a Omaha a cui presta pochissime attenzioni e dove alloggia per un pugno di giorni ogni anno, in attesa di ripartire per il viaggio successivo.

Nel corso degli anni Ryan ha gradualmente messo da parte il rapporto con la famiglia, trascurando le sue due sorelle minori e maturando così un forte senso di colpa, e il suo unico obiettivo sembra essere quello di raggiungere i 10 milioni di miglia, entrando così a far parte di un ristretto club riservato a pochi eletti (lui sarà il settimo) e vedere il suo nome scritto sul fianco di un aereo.

Dietro lo sguardo sornione e l’aria rilassata però, Ryan nasconde un enorme senso di vuoto, e lo stato di solitudine in cui deve quotidianamente barcamenarsi e che sembra andargli così a genio, in realtà è un peso gravoso in fondo al cuore.

I continui viaggi servono a tenerlo lontano dalla cruda realtà, e tra una portata di sushi scadente in un qualsivoglia aeroporto e una ciambella riscaldata al bar di un albergo qualunque, il personaggio interpretato da Clooney, incontra Alex (Vera Farmiga), una sorta di suo alter ego femminile che ,almeno all’apparenza, sembra condividere con lui l'amara visione della vita destinata quasi alla rassegnazione , oltre alle gioie e ai dolori del lavoro da pendolari su e giù dai voli di linea.

Alex è una donna forte e determinata, simile sotto moltissimi punti di vista a Ryan, ed è proprio lei la prima con la quale il protagonista tenta di instaurare un timido rapporto di coppia, prima del (prevedibile ) colpo di scena finale.

Nel tentativo pressoché involontario di redimersi dalla questa sua solitudine forzata, Ryan incontra sul suo cammino la giovane Nathalie (Anna Kendrick, già vista nella saga di Twilight nel ruolo di Angela, la miglior amica di Bella), una novella psicologa da poco assunta dalla società di “tagliatori di teste” .

Proprio lei porterà sulle prime parecchio scompiglio nella vita dell'uomo, giovando però, col trascorrere del tempo, alla sua chiusura col mondo esterno e aiutandolo a smussare lievemente il carattere introverso, grazie a preziosi consigli di cui inconsciamente farà tesoro.

Saranno proprio l’estro e l’altruismo della giovane psicologa a spingere il protagonista ad incamminarsi sulla retta via, con la chiara consapevolezza però, che sarà difficile perseguire tale obiettivo senza un co-pilota al proprio fianco.

Reitman, attraverso dialoghi ironici e arguti, riflette su tematiche attuali e di carattere globale, e lo fa cimentandosi in maniera spontanea con una morale che affronta con grande naturalezza.

L’umorismo cinico e piccato fa da cornice a una storia di grande umanità, comune a tutti, arricchita, oltre che da un ottimo ritmo nella regia, dalle splendide musiche di Eric Steelberg (Juno), e da un cast veramente invidiabile, dove su tutti spicca la Kendrick, giovane e inaspettata rivelazione nel panorama hollywoodiano.

E mentre Clooney incarna perfettamente il ruolo dell’anti-eroe, il finale amaro e volutamente slegato da un esito a tutti i costi positivo, contribuisce a umanizzare ancora di più i personaggi portati in scena, rendendoli ancor più vicini alla realtà, seppur alti nel cielo a destreggiarsi tra le nuvole.

lunedì 15 febbraio 2010

Dov'ero?

Mi sono persa.

Ho smarrito la strada e non riesco più a trovarla.

Mi guardo intorno e vedo solo nebbia.

Non so chi sono, né dove sono o cosa devo fare.

Non so più quali sono i miei sogni, non li ricordo.

Devo averli nascosti nel fondo di cassetto, ma non ricordo quale.

Dove stavo andando e perché?

Cosa ho perso?

Cosa mi sono lasciata indietro senza volerlo?

Sono in mezzo al deserto, ma non sento il bisogno di cercare dell’acqua.

Non ne ho più voglia.

martedì 9 febbraio 2010

An Education: ingenuità e amore negli anni Sessanta



Attingendo direttamente alle memorie autobiografiche della giornalista britannica Lynn Barber, pubblicate sulla rivista letteraria Granta, Nick Hornby ha realizzato la sceneggiatura di uno dei film più acclamati del momento, vincitore del Sundance Film Festival 2009, An Education. Il celebre scrittore inglese, alla sua prima esperienza con una sceneggiatura cinematografica, mette da parte per una volta la musica, lo sport e le donne, da sempre le sue più grandi passioni, per cimentarsi in un genere nuovo, mai affrontato prima. Dietro la macchina da presa, la regista danese Lone Scherfig, che nel 2001 si aggiudicò il premio giuria al festival di Berlino con la commedia Italiano per Principianti. Hornby si insinua col suo stile sagace e ironico all’interno della trama, dando forma e spessore a un piccolo spaccato di vita realmente vissuto dalla Barber durante gli anni della sua giovinezza.

La storia, ambientata nel 1961 a Twickenham, nella periferia di Londra, ruota attorno alla sedicenne Jenny Miller, studentessa modello a un passo da Oxford, diligente ed estremamente intelligente, appassionata di musica, arte e letteratura. Jenny, interpretata dalle venticinquenne Carey Mulligan, al suo primo ruolo da protagonista, frequenta una scuola femminile rigida e severa, che impone rigore e disciplina alle proprie allieve, costrette a sognare un mondo diverso da quello in cui vivono per evadere dalla loro squallida realtà, in cerca di nuovi stimoli.

Ed è proprio da una fuga dalla realtà che la nostra protagonista si lascia trasportare: da sempre affascinata dalla vita bohemien parigina, sulle note malinconiche delle canzoni di Juliétte Greco, Jenny sogna Parigi e la Francia, luogo emblematico di uguaglianza e libertà, e l’incontro con David (Peter Sarsgaard), uno scaltro e benestante trentenne che incontra in un giorno di pioggia, le si prospetta davanti come una concreta possibilità di rivalsa nella vita. David la conquista coi suoi modi eleganti e premurosi, la introduce nell’ambiente teatrale londinese, scorazzandola da un concerto all’altro, tra jazz club e ristoranti rinomati, introducendola nel mondo patinato e raffinato radicato da anni nei suoi sogni, in compagnia dell’amico- collega (di truffe) Danny (Dominic Cooper) e della sua fidanzata Helen (Rosamunde Pike). Jenny ingenua e priva di malizia, si lascia inebriare dalla situazione, si cala perfettamente nella parte assumendo atteggiamenti da giovane diva (risulta palese dai costumi la volontà di accomunare l’immagine di Jenny a quella della Hepburn in Colazione da Tiffany), indossando abiti ricercati e accessori pregiati, fumando voluttuosamente una sigaretta dopo l’altra con le labbra perfettamente dipinte di rosso, indossando le vesti di una femme fatale acerba e poco convincente. I modesti coniugi Miller (Alfred Molina e Cara Seymour) intanto, acconsentono a ogni folle richiesta della figlia, su tutte un viaggio a Parigi, lasciandosi conquistare a loro volta dal fascino di David, a cui affidano il destino di Jenny, senza remore alcune, convinti fermamente che per una giovane donna, il matrimonio con un buon partito sia più utile di una seria istruzione scolastica.

Jenny, di ritorno dalla ville lumiere con profumi Chanel e l’anello al dito, diventa oggetto di pettegolezzi e invidie tra le sue compagne di classe, e dopo aver in più di un’occasione rifiutato i saggi consigli dell’insegnante di letteratura Miss Stubbs (Olivia Williams), l’unica preoccupata che il rapporto con David possa seriamente compromettere il suo brillante futuro, alla fine viene espulsa dall’istituto dalla preside Ms. Walters (la meravigliosa Emma Thompson), inflessibile in quanto a rigore e ottemperanza. L’estromissione dagli esami finali e quindi dalla possibilità di entrare a Oxford, non sembrano preoccuparla, convinta che la vita coniugale con David potrà sopperire a tale perdita, ma la scoperta imprevista della vera identità dell’uomo, fa sì che il mondo le crolli addosso e tutto le si ritorca contro. L’oscuro passato dell’uomo viene a galla all’improvviso, e la sua vita, fatta di bugie e tradimenti, irrompe inaspettatamente come un fulmine a ciel sereno nella tranquillità di casa Miller: Jenny incontra la moglie di David e il figlio, venendo a conoscenza di particolari scabrosi e indecenti sul suo presunto fidanzato. Il destino della ragazza, che pare segnato per sempre, prende una piega diversa grazie all’intervento di Miss Stubbs, e alla fine tutto volge per il meglio: Jenny ricomincia daccapo proprio a Oxford, dove le viene offerta l’occasione per ripartire da zero, tralasciando il passato e fingendo che nulla sia mai accaduto, seppur conservando gli insegnamenti appresi dagli errori commessi.

A Jenny non resta altro da fare che dimenticare David e dimenticare Parigi, per poter iniziare così una nuova vita, e conquistarsi la seconda chance che tutti vorrebbero.

Il film affronta in maniera delicata e realistica l’educazione sentimentale e sessuale della protagonista, mettendo in luce una realtà, quella dell’Inghilterra degli anni Sessanta, diversa da quella cui siamo normalmente abituati, che cattura da subito l’attenzione dello spettatore, incuriosito dal mondo austero e rigoroso rappresentato, fatto di regole e negazioni, lontano da quello libertino e spesso privo di principi morali cui siamo abituati al giorno d’oggi.

La regia, di scarso impatto e carente in alcuni passaggi, è arricchita da una sceneggiatura brillante e accattivante, da cui emerge lo humour inglese tipico di Hornby, cinico e ironico quanto basta, perfettamente congeniale ai fini della trama.

Ottimo il cast, dove brilla su tutti l’esordiente Mulligan, in corsa agli Oscar come miglior attrice, definita da molti come l’erede di Audrey Hepburn, un paragone forse un po’ azzardato e forzato più che altro da una somiglianza estetica che le si è voluta attribuire a tutti i costi nel corso della pellicola, dove è evidente il richiamo agli anni Sessanta, attraverso citazioni e tratti stilistici.

Altre due nomination agli Oscar (come miglior film e sceneggiatura non originale), fanno di An Education uno dei film di nicchia più apprezzati dell’anno, e la Mulligan mette d’accordo tutti, pubblico e critica, grazie alle sua naturale spontaneità davanti alla macchina da presa e alle sue spiccate doti recitative, che la accomunano, a nostro avviso, più che alla Hepburn, alla Audrey Tautou de Il Favoloso Mondo di Amélie.



venerdì 5 febbraio 2010

Omaggio

Date un'occhiata qui: http://www.fattidichina.it/

in copertina due miei cari "amici" blogger/disegnatori/sceneggiatori/etc etc a cui faccio i miei complimenti! Bravi!